Secondo l’ultimo rapporto ISTAT sulla mobilità urbana, l’utilizzo dei mezzi pubblici da parte degli Italiani è in flessione: le ragioni sarebbero da ricercare in un'offerta di servizi poco adeguata che spinge, quindi, i nostri concittadini a ricorrere al mezzo privato a motore. Se questa analisi è assolutamente innegabile, occorre anche notare che per buona parte degli Italiani il mezzo pubblico viene visto come un ripiego, una specie di compromesso necessario per chi si vuole spostare e vuole evitare il traffico, i problemi di parcheggio ed economici associati all’uso del mezzo privato.
Si tratta soprattutto di una questione di immaginario collettivo: per gli Italiani il mezzo di trasporto per antonomasia è l’automobile e tutto il resto è solo un’alternativa generalmente assai poco gradita. Il dato è confermato dagli indici di gradimento riportati nell’ultimo rapporto ISFORT in cui, mentre l’automobile riceve un bell’ 8.1, i mezzi pubblici portano a casa poco più della sufficienza.
Non credo che sia solamente una questione di caratteristiche del servizio erogato, ma anche di una sorta di visione soggettiva: per quanto gli operatori del TPL possano impegnarsi ad offrire un servizio puntuale, pulito ed efficiente, si ritroveranno per sempre a scontare un certo “gap di fighezza” rispetto alle automobili private.
Per rendersene conto basta accendere la televisione e fare un po’ di zapping, oppure sfogliare una rivista qualsiasi: le pubblicità delle automobili sono sempre lì, pronte a mostrare il migliore dei mondi possibili. Il canovaccio è sempre lo stesso: il meraviglioso adone concentrato alla guida è circondato da una famiglia perfetta o da una compagna degna della copertina di playboy (a seconda del segmento di riferimento della vettura), assapora il piacere della guida ed è immerso in situazioni ideali: città senza traffico, strade libere, paesaggi mozzafiato o, magari, parchi naturali incontaminati.
Qualunque cosa accada, proprio a causa del “gap di fighezza” percepito tra l’auto privata e il trasporto pubblico, quest’ultimo difficilmente riuscirà ad uscire dalla spirale di tagli in cui è finito negli ultimi anni. Senza un cospicuo aumento della domanda di trasporto pubblico, è difficile ipotizzare dei fondi che condizionano l’offerta. Per ottenere un aumento della domanda, però, oltre al soddisfacimento dei criteri oggettivi (pulizia, efficienza e puntualità), occorre intervenire sui parametri soggettivi di tram, treni e autobus: bisogna renderli appealing e sexy agli occhi dei potenziali utenti.
Un operatore belga ha fatto un tentativo decisamente interessante (vedi il video qui sotto) e ci sono dozzine di altri casi che possono essere citati.
La cosa essenziale è concentrarsi sullo “story telling” e chi frequenta i mezzi pubblici sa bene che le storie da raccontare non mancano di certo: quante sono le storie d’amore nate in metropolitana o su un tram? Quante amicizie indissolubili sono figlie di anni di pendolarismo? Non varrebbe la pena raccontarle tutte una per una?
Cose che possono succedere solo su un mezzo pubblico
La nostra società è malata di atomizzazione e la dimensione sociale offerta dal trasporto pubblico è una delle possibili cure a disposizione.
Un approccio differente alla comunicazione del trasporto pubblico potrebbe essere il modo per colmare il “gap di fighezza” tra i mezzi pubblici e il mezzo privato.
Ne parleremo con maggiore diffusione in occasione del workshop “Sexy TPL” che si terrà durante Citytech a Milano, il 28 e 29 ottobre presso la Fabbrica del Vapore.